sabato 23 Novembre 2024

Lucca Games 2016 – Impressioni di Gioco – Parte 2

Il secondo giorno di Lucca Games è stato intenso e impegnativo anche più del primo. E’ iniziato il weekend e, come era prevedibile, molti giocatori hanno approfittato della giornata lunga di Lucca (ricordiamo che l sabato si chiude più tardi) per occupare tavoli e provare nuovi giochi!
E tra loro, anche i nostri inviati hanno continuato senza sosta passando da un tavolo demo all’altro.
Ecco quindi le impressioni di gioco di:

– Camel Up il gioco di carte
– Dead men tell no tales
– Deadzone
– Jorvik
– Labyrinth

Camel Up – il gioco di carte(editore: uPlay.it Edizioni)
Impressioni di gioco di: Enrico Procacci
Aspettative iniziali: 4 di 5 (conosco e apprezzo il predecessore)
Magnetismo del tavolo: 3 di 5 (una pista composta da alcune carte ed una manciata di grandi segnalini in legno)
Rapidità di comprensione: 2 di 5 (una spiegazione lacunosa ha complicato il tutto)
All'atto pratico: 3 di 5 (le regole sono cambiate un paio di volte mentre giocavamo…)
Retrogusto: 4 di 5 (un papabile acquisto)

Camel Up è un gioco piuttosto diffuso, quindi sicuramente c’è interesse per la sua versione di carte. Purtroppo la spiegatrice ha avuto più di qualche incertezza e la partita ne ha ovviamente risentito. In breve: le regole base sono rimaste le stesse, compreso il movimento dei cammelli lungo la pista (se un cammello entra in una casella dove ce n’è un altro, gli sale in groppa; quando un cammello si muove porta con sé tutti gli altri cammelli sopra di lui) e le scommesse (si può puntare sul cammello che arriverà primo nella tappa o su quello che arriverà per primo o per ultimo alla fine del gioco). Quello che cambia è come il movimento accade: con le carte invece che i dadi. All’inizio di ogni tappa vengono consegnate delle carte ai giocatori; una parte di queste verrà scartata, mentre le restanti verranno mischiate tutte insieme a formare il mazzo degli avanzamenti. Questo consente ai giocatori di conoscere, almeno in parte, i movimenti che avverranno durante la tappa, motivo per cui le scommesse saranno maggiormente mirate, soprattutto in meno giocatori.
Avendo provato il gioco in due abbiamo apprezzato il buon mix tra controllo e continue sorprese; in effetti, sopportando la perdita di scenograficità, il gioco sembra promettere divertimento come e forse più del suo predecessore.

Dead Men Tell no Tales(editore: Ghenos)
Impressioni di gioco di: Lorenzo Calvi
Aspettative iniziali: 3 di 5 (non lo conoscevo)
Magnetismo del tavolo: 4 di 5 (la plancia con la nave in fiamme è molto suggestiva)
Rapidità di comprensione: 3 di 5 (il gioco è un poco confusionario, e averlo provato in fiera non aiuta)
All'atto pratico: 3 di 5 (Nella partita fatta non si è creata la suspence voluta)
Retrogusto: 3 di 5 (E’ un cooperativo con i difetti classici del genere; ho visto di meglio)
Mettete caso che stiate viaggiando per mare, e vi imbattete nella Skelit’s Revenge, una famosissima nave pirata ricolma di tesori, quale occasione migliore per abbordarla e prendere il malloppo? Certo, la nave è in fiamme ed è infestata da una ciurma di non pirati non morti, ma hey, chi vuole vivere per sempre?
Voi sicuramente no, visto che vi siete lanciati a bordo della nave in fiamme con l’unico scopo di portarne via il tesoro. In Dead Men Tell no Tales ogni giocatore impersona un pirata, ognuno con la sua abilità speciale, che cerca di portare via i tesori dalla nave prima che questa affondi o che il suo equipaggio di non morti sciami in coperta, costringendovi alla fuga.
Un tema del genere non poteva che incuriosirmi, e se a questo uniamo la beltà della plancia di gioco, è naturale che mi sia fermato a provarlo.
Il turno del giocatore scorre, normalmente, in maniera abbastanza veloce. C’è una fase di esplorazione, in cui si aggiungono tessere nave; una fase di azioni, in cui si fa interagire il proprio personaggio con la nave o i suoi occupanti; infine una fase di eventi in cui si possono propagare le fiamme o possono arrivare rinforzi alla ciurma non morta. Se troppe stanze finiscono in preda alla fiamme la nave affonda, e i giocatori perdono. Se troppi rinforzi arrivano sulla nave i giocatori fuggono, e perdono la partita. Gestire le fiamme e i rinforzi del nemico è quindi fondamentale per portare a casa il tesoro e vincere la partita.
Come detto il gioco è un cooperativo, con tutti i suoi difetti. Quella che doveva essere un’esperienza adrenalinica si è trasformata, ben presto, in una pacata discussione tra i giocatori, che cercavano di individuare il miglior corso d’azione possibile tra quelli disponibili. D’altronde il gioco non offre nessun motivo per non cercare di collaborare sempre al massimo delle proprie possibilità, quindi perché non farlo? Questo può facilmente decadere nella situazione di un giocatore che, di fatto, decide le mosse per tutti gli altri che sono ridotti a meri lanciatori di dadi e scopritori di carte.
Insomma, dalla partita fatta il gioco non mi è sembrato brillare di luce propria: per alcuni versi ricorda Pandemic e come tale ha i pregi e i difetti dei cooperativi. Ha dalla sua l’ambientazione suggestiva ma, almeno per me, questo non è stato sufficiente a convincermi all’acquisto.

Deadzone Seconda Edizione (editore: Magic Store)
Impressioni di gioco di: Marco Signore

Aspettative iniziali: 4 di 5 (Lo attendevo dal Kickstarter)
Magnetismo del tavolo: 5 di 5 (miniature ed edifici tridimensionali)
Rapidità di comprensione: 5 di 5 (Regole non difficili e ben illustrate dal dimostratore)
All'atto pratico: 5 di 5 (Un ottimo skirmish sci-fi)
Retrogusto: 4 di 5 (di certo entra nella mia “lista della spesa”)

Aspettavo questa nuova edizione di Deadzone, avendone sentito parlare un gran bene, ed apprezzando il background della prima edizione, oltre che le miniature della Mantic. Il tavolo si dimostra piuttosto attraente, con miniature ed edifici tridimensionali su una mappa divisa in caselle (dette “cubi”), ed infatti una parte delle tattiche di gioco è basata sullo sfruttare la copertura ed il controllo dall’alto del campo di battaglia. La possibilità di rovesciare morte e distruzione dall’alto delle strutture, mentre il vostro nemico cerca disperatamente di mettersi al sicuro, aggiunge pathos al già eccitante scontro tra fucili pesanti ed armature fantascientifiche. Deadzone si è rivelato un ottimo skirmish di fantascienza con regole base (quelle che abbiamo usato noi) molto semplici, ma che permettono molte diverse soluzioni tattiche durante il gioco. Anche la caratterizzazione delle squadre mi è piaciuta, e tutte queste caratteristiche, unite ad un gioco rapido, hanno decisamente soddisfatto le mie aspettative. Dopo questa prima prova mi sento di dire che Deadzone è un valido gioco se cercate uno skirmish di fantascienza senza troppe regole ma con un eccellente livello di tattica e strategia, e si conquista di diritto un posto nella mia lista dei desideri per questa Lucca 2016.

Jorvik (editore: uPlay.it Edizioni)
Impressioni di gioco di: Marco Signore

Aspettative iniziali: 3 di 5 (non amo particolarmente i giochi poco ambientati)
Magnetismo del tavolo: 3 di 5 (illustrazioni e componenti nello standard “german”)
Rapidità di comprensione: 4 di 5 (semplice e ben spiegato dal dimostratore)
All'atto pratico: 4 di 5 (divertente anche per uno che come me che non ama questo genere)
Retrogusto: 4 di 5 (non è un gioco che rientri nei miei gusti, ma mi sono divertito)

Lo ammetto: mi sono avvicinato a questa ultima fatica di Feld con una certa esitazione, non essendo appassionato dell’autore né del genere di giochi, anche se il “tema” vichingo mi è particolarmente caro. Voglio dire subito che come in tutti i giochi di questo tipo il tema è poco più di un pretesto per le illustrazioni, quindi non mi aspettavo certo qualcosa di storico sulla storia norrena della città di York (Jorvik è infatti il nome originale vichingo della nota città inglese). Tuttavia questo titolo mi ha divertito non poco: si tratta di un gioco d’aste e collezione oggetti, in cui i giocatori dovrebbero essere dei capi-clan vichinghi alle prese con la loro prima occupazione (il commercio) e con le immancabili incursioni dei Pitti da nord. Ebbene, acquistare i beni e gli artigiani all’asta mi è piaciuto, ed ho peraltro anche scelto una buona strategia, dato che alla fine ho vinto pur essendo partito con 10 punti di penalità, non avendo considerato di irrobustire le difese contro le incursioni. Insomma, Jorvik non è il mio genere, e mi è davvero piaciuto, quindi lo consiglio senza dubbio a chiunque voglia un gioco di Feld non troppo complesso e di durata contenuta.

Labyrinth (editore: dV Giochi)
Impressioni di gioco di: Marco Signore

Aspettative iniziali: 4 di 5 (Il Duca Bianco è sempre nei miei pensieri)
Magnetismo del tavolo: 4 di 5 (Belle miniature e tabellone che ben ricorda il film)
Rapidità di comprensione: 5 di 5 (regole semplicissime)
All'atto pratico: 3 di 5 (un buon family game ma poco altro)
Retrogusto: 3 di 5 (non offre molto ai giocatori navigati, ma è un buon titolo per iniziare)

Probabilmente Labyrinth è uno dei film più famosi che vede come co-protagonista l’immortale David Bowie, pertanto sin dal suo annuncio ho atteso non poco l’uscita di questo gioco dedicato al film. Devo però dire che sono rimasto un po’ deluso da questa primo incontro a Lucca. Labyrinth è infatti un divertente gioco per famiglie o un buon titolo da giocare con chi è a digiuno di boardgame, ma per un giocatore stagionato offre ben poco più di un qualsiasi altro roll and move: si pescano carte che vanno risolte con un lancio di dadi, e poco altro. Il gioco è un collaborativo, ed infatti i personaggi possono spostarsi insieme e fronteggiare compatti le minacce del labirinto (incluse le occasionali comparse del fantastico Jareth); ma lo “scontro” finale con il Re dei Goblin può essere giocato soltanto da Sarah, ed anche qui si tratta semplicemente di recitare a memoria uno dei passaggi più toccanti del film; il problema che è emerso sul finale è che l’intera partita dipende sempre da un unico giocatore, e forse questo va a svantaggio del pathos. Belle le miniature ma l’atmosfera non mi sembra resa benissimo, per cui lascerò questo Labyrinth ai collezionisti di materiale su Bowie (anche se prima o poi probabilmente il titolo finirà anche nella mia collezione, per la stessa ragione).

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