lunedì 18 Novembre 2024

Lucca Games 2016:A scuola da Zeb Cook, l’improvvisazione nel gioco di ruolo

Per chi ha vissuto la golden age dei giochi di ruolo, il nome di David “Zeb” Cook potrebbe risultare familiare. La sua firma, storicamente associata alla TSR, si ritrova in moltissime produzioni legate a D&D, dall’Expert Set, alla seconda edizione di Advanced D&D, all’acclamato Planescape, setting ancora oggi ritenuto uno dei migliori prodotti dalla casa di Lake Geneva. Anche chi non ha vissuto la preistoria del dado a 20 facce, tuttavia, potrebbe aver incrociato il suo nome nei giochi di carte collezionabili come Spellfire, ma soprattutto sui monitor di più di una generazione di computer, perché la mano del game designer statunitense si trova anche in videogiochi come Pool of Radiance, Fallout 2, City of Villains e il recente The Elder Scrolls Online. Un personaggio che non solo ha partecipato alla nascita dell’hobby ma che continua a contribuire al suo sviluppo, portando con sé un bagaglio di esperienza lungo 45 anni. Non stupisce quindi che l’organizzazione di Lucca Comics & Games 2016 l’abbia annoverato tra le numerose guest-star di questa edizione della kermesse lucchese, con la possibilità, per pochi fortunati, di partecipare a un seminario da lui tenuto su un argomento tanto caro quanto sfidante per molti giocatori e soprattutto per molti master: l’improvvisazione.

Come suggerisce l’abstract del seminario “Creating improvised adventures”, non tutte le sessioni possono godere o avere bisogno, di una trama attentamente preparata e ampiamente pianificata. Spesso, per volontà o necessità, si deve giocare senza pianificazione, mappe o elementi preliminari; approccio che, tra l’altro, Zeb Cook ci confida di preferire in assoluto e applicare ormai da anni per tutte le giocate in cui è coinvolto.

Improvvisare tuttavia, non è un compito semplice e non deve essere sottovalutato, lo scopo della lezione che abbiamo seguito infatti, aveva proprio l’obiettivo di esplicitare i criteri e le best practice utili a condurre una sessione improvvisata al meglio, coinvolgendoci in prima persona in quella che potremmo definire come una vera e propria sessione di gioco di gruppo, dove ogni partecipante ha avuto circa dieci minuti di tempo per “improvvisare” un’avventura agli altri presenti, applicando le procedure appena descritte da Zeb.

Nella parte inziale del seminario, Zeb ci ha illustrato alcuni concetti importanti, primo tra tutti un suggerimento che sembra in controtendenza con lo scopo della lezione ma che in realtà conserva al suo interno il segreto dell’improvvisazione: la preparazione. Prendendo spunto dall’improvvisazione teatrale, Zeb ci dice che il segreto per improvvisare bene è prepararsi bene a farlo. Questo, ovviamente, non significa pianificare la sessione, ma dotarsi di tutti gli strumenti richiesti dal compito, come in effetti fanno anche i professionisti del palcoscenico, che portano costantemente con loro un bagaglio che non si vede sulla scena, ma che gli permette di non rimanere senza argomenti quando le cose si fanno difficili.

In quelle che potremmo definire come le “quattro regole per l’improvvisazione” di Zeb Cook, infatti, la prima è proprio “be prepared” (sii preparato). In altri termini bisogna innanzitutto fare molta pratica: in anni di gioco con molte persone diverse, il nostro insegnante ha collezionato un numero impressionante di idee e suggestioni a cui può facilmente attingere in caso di necessità. Ormai è difficile che una situazione, come master, possa coglierlo di sorpresa e se ciò accade, l’evento entra nel suo bagaglio e può essere riutilizzato successivamente. Nella preparazione, rientra anche il principio “know your rules” (padroneggia le regole) ovvero la solida conoscenza delle meccaniche. Il regolamento è l’unica cosa che lega il master ai giocatori perciò nella sua approfondita conoscenza c’è la soluzione a molti problemi. Sempre nel punto dedicato alla preparazione, il concetto successivo illustratoci da Zeb è il “keep it simple” (mantienila semplice). Non serve elaborare trame troppo complesse sin dall’inizio, perché le cose si complicheranno da sole, sia attraverso il gioco, sia raccogliendo il feedback dei giocatori. In definitiva per rispondere in senso pratico al concetto “be prepared” Zeb consiglia di collezionare solo una serie di incontri di base e delle idee generali, da trasformare in narrazione durante il gioco connettendole tra loro.

La seconda regola è definita “trust” (fiducia), ovvero stabilire un rapporto di fiducia reciproca tra master e giocatori. L’improvvisazione richiede uno sforzo al master, perciò è indispensabile che i giocatori siano ben disposti a collaborare e agevolare il suo compito. Il metodo più semplice per ottenere questo tipo di fiducia è assicurarsi che i giocatori si stiano divertendo, ma soprattutto valorizzare le loro idee in modo che non si sentano timidi o giudicati nel contribuire al gioco. Per avere fiducia, infatti, è essenziale in primis darla, “trust your players” (fidati dei tuoi giocatori) è infatti il naturale corollario di questa norma: un giocatore deve sapere di poter proporre senza timore anche idee inefficaci o bizzarre.

L’approccio della seconda regola porta direttamente alla terza, “never say no” (non dire mai di no), ovvero non negare mai uno spunto o un’idea dei giocatori a prescindere, ma piuttosto usare il “yes, but” (si, ma) per usare gli stessi per creare comunque narrazione. Avvallare i desideri dei giocatori a un costo o attraverso una complicazione, non solo costruisce fiducia ma permettere di arricchire la storia. Di fatto, “look for unexpected results” (cerca risultati inaspettati) è il corollario di questa regola, il miglior modo per improvvisare e nello stesso tempo, sorprendersi.

La quarta regola chiude il cerchio, sfruttando gli elementi delineati in precedenza e declinandoli nella pratica, con il principio “always end with and…” (finire sempre con un e…). Ovvero fare domande e sfruttare le risposte in modo da dare ai giocatori qualcosa a cui reagire. La reazione, a sua volta ritorna qualcosa al master, un suggerimento come uno spunto per introdurre nuovi elementi, in un flusso circolare di stimolo reciproco che Zeb definisce “give more, push more” (più dai, più spingi). Una volta innescato, il ciclo si autoalimenta, permettendo al master di dedicarsi al raffinamento degli eventi senza doversi sforzare di anticiparli.

Il seminario quindi passa all’atto pratico, Zeb ci fa dunque creare un personaggio ciascuno, rispondendo a delle domande di background generiche. Le risposte, vengono segnate su una lavagna e poi utilizzate come elementi da inserire nell’avventura. Se un personaggio dichiarava di essere aracnofobico, il master poteva utilizzare l’elemento per mettere in scena dei ragni giganti, una scelta che avrebbe stimolato una reazione del personaggio, alimentando la narrazione. I partecipanti si sono avvicendati in questo esercizio di improvvisazione, spesso incentrato intorno a una fatidica “scatola misteriosa” che la missione ci imponeva di consegnare in un paese lontano, un elemento che ha richiamato al sottoscritto il concetto di “MacGuffin” (mezzo attraverso il quale si fornisce dinamicità a una trama) di Hitchcockiana memoria.

Il conclusivo question time è infine divenuto in fretta uno scambio di ringraziamenti e consigli, con Zeb sempre disponibile ed entusiasta nel condividere la sua esperienza.
Siamo sicuri che l’opportunità di confrontarsi con un maestro del settore sia stata apprezzata da tutti i partecipanti e sicuramente lo è stata dal sottoscritto. Una delle occasioni che, a oggi, in Italia si possono vivere solo a Lucca Comics & Games.

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