lunedì 23 Dicembre 2024

Giocare alla francese: il german game non è più il paradigma del gioco europeo?

Chi mastica un po’ di teoria del gioco da tavolo conosce benissimo la suddivisione, quasi manichea, tra due stili di design nel boardgame. Da un lato il gioco German, dalla grafica spartana con ambientazioni talvolta solo di pretesto, scarsa presenza del fattore fortuna e livelli di interazione tra i giocatori spesso indiretta; dall’altro l’American Style fatto di giochi fortemente calati nel setting di riferimento grazie a meccaniche che spingono giocatori a interagire tra loro, presenza abbondante dell’alea tramite l’uso di “secchiellate” di dadi e una grande attenzione ai materiali con la presenza di miniature e modelli di plastica tridimensionali, per un effetto scenografico di impatto sul tavolo da gioco. Da qualche anno a questa parte, però, si è assistito all’ingresso sul mercato di una terza via, portata avanti da autori ed editori d’Oltralpe e che oggi alcuni battezzano come quella del “Gioco alla francese”. Uno stile talmente peculiare che pare insidiare il primato di “paradigma del gioco da tavolo” finora detenuto indiscutibilmente dai titoli German. È davvero così? E, soprattutto, quali sono (se ci sono) i modelli da applicare per definire il French Game

Il secondo Gioconomicon Talk di questa Lucca Games 2016 si è svolto domenica 30 ottobre con il titolo  “Giocare alla francese: il "german game" non è più il paradigma del gioco europeo?" e ha coinvolto Antoine Bauza, ospite d’onore della kermesse toscana, autore pluripremiato e alfiere di questa nuova “scuola di design ludico”; Massimo Bianchini, country manager di Asmodeé Italia e Gianfranco Fioretta, fondatore di Oliphante, distributore di tantissimi marchi ludici francesi e francofoni (Svizzera e Canada per la precisione). Con la moderazione del nostro Riccardo Vadalà, i tre ospiti hanno provato a tratteggiare l’identikit del “Gioco alla francese”.

Il primo dato emerso durante il confronto svoltosi in una affollata Sala Ingellis è la forza di un mercato francese in piena salute. Il quotidiano France Soir, per esempio, calcola, in 240 milioni di euro il fatturato del settore sul territorio nazionale, alimentato da qualcosa come 500 nuovi titoli ogni anno per un prezzo medio di circa 20 euro a scatola (dati 2015). Il magazine online Tric Trac completa il quadro, precisando che il successo del nostro hobby in Francia si basa su una distribuzione capillare organizzata su tre livelli: quello specifico per appassionati con 400 negozi specializzati, quello più ampio delle catene di giocattoli come Toys’R’Us e quello di massa attraverso la grande distribuzione organizzata dove, sugli scaffali dei punti vendita Auchan, Leclerc e Carrefour i clienti possono trovare una selezione di boardgame moderni di tutto rispetto. “Senza dimenticare”, ha ricordato Fioretta, “il circuito di quelle importanti catene di librerie come FNAC, presente in quasi tutti in dipartimenti francesi, dove non manca mai una sezione decisamente fornita dedicata ai giochi da tavolo, supportata dalla presenza di addetti preparati a fornire tutte le spiegazioni del caso a quei clienti incuriositi dai prodotti ma senza conoscenze approfondite del settore”.

Bauza ha sottolineato il fatto che in Francia il settore dei giochi da tavolo è cresciuto a livelli inimmaginabili in poco più di 10 anni, in decisa controtendenza rispetto all’economia generale, questo anche grazie a un alleato decisamente inconsueto: i videogiochi. “L’intrattenimento offerto dalle console”, ha spiegato il designer francese, “ha smentito il concetto che giocare fosse un passatempo riservato solo ai ragazzi e non agli adulti”. “Anzi”, è intervenuto Massimo Bianchini, “oggi il gioco di società è visto come una sorta di bene rifugio per il tempo libero: con una spesa di 30-50 euro si porta a casa un prodotto che fornisce ore di divertimento appagante e decisamente meno costoso di una serata fuori casa al cinema o in un locale alla moda”.

Ma quali sono gli alfieri del gioco alla francese che hanno fatto breccia nel cuore e sugli scaffali dei giocatori italiani? Su questo punto sia Fioretta che Bianchini individuano alcuni elementi chiave.
Per il patron di Oliphante, da anni distributore di marchi come Hurrican, Gigamic, Blue Orange, ecc., “giochi come Quarto, Abalone e i nuovi cocktail games hanno imposto sul mercato un nuovo paradigma di gioco transalpino”. Queste case editrici hanno dimostrato come potesse essere possibile lavorare con successo su format considerati vecchi (come quello degli astratti per due giocatori) o su formati particolari, come i party game di dimensioni contenute (il nome della collana Cocktail games, del resto, prende spunto dalla particolare dimensione delle carte, simile a quella di un classico sottobicchiere da bar) rendendoli adatti anche a tutta la famiglia e ai giocatori occasionali.
Bianchini, invece, ha ricordato i cavalli da battaglia della Asterion Press/Asmodeè Italia come 7 Wonders(con evidente soddisfazione di Bauza) e Dixit. “Nonostante ogni anno escano sul mercato centinaia di nuovi titoli”, ha spiegato Bianchini, “questi giochi continuano a crescere costantemente, ritagliandosi uno spazio sempre più importante”. Anche se, come hanno sottolineato sia Bianchini che Fioretta nei loro interventi, “il mercato italiano è ancora indietro su questo fronte, fermo al primo livello rappresentato dai negozi specializzati, e si dovrà lavorare su un orizzonte temporale medio lungo di 5-10 anni per iniziare a vedere una penetrazione significativa dei giochi da tavolo moderni nei canali di distribuzione generalisti”.

Un altro elemento emerso durante il Gioconomicon Talks è relativo alla “percezione” della diversità tra il gioco German e quello francese. Bauza e Bianchini hanno concordato sul fatto che il gusto francese e quello italiano sono molto simili. “Nel gioco francese”, ha puntualizzato Bianchini, “esiste una tensione verso la sintesi tra la tecnica alla tedesca e il gusto estetico proprio dei titoli american”. E quest’attenzione all’aspetto estetico dei giochi francesi, Antoine Bauza l’ha motivata con il grande contributo fornito dalla pluridecennale storia dei fumetti e delle illustrazioni per l’infanzia della sua nazione. “Il nostro pubblico è meno competitivo rispetto al giocatore tedesco o americano”, ha detto Bauza. “Forse anche per questo il nostro sforzo maggiore è rivolto alla realizzazione di titoli per famiglie caratterizzati da un comparto grafico accattivante: visti sullo scaffale, due giochi diversi non possono dirti nulla delle loro meccaniche, ma sicuramente uno potrà catturare l’occhio di chi li guarda”, ha concluso il designer, aggiungendo che “forse anche gli editori tedeschi dovrebbero prestare più attenzione all’aspetto estetico”.

Tutto questo, però, non deve indurre a una semplificazione estrema.
Il mercato transalpino non è comunque solo family, come testimonia il prossimo titolo in uscita nel 2017 per Space Cowboy sa opera di Bauza e Lang: Victorian Masterminds, infatti, è un titolo per gamer che testimonia come il mercato in crescita abbia spinto alcune realtà editoriali francesi (di cui Space Cowboys sono un ottimo esempio) a lavorare su titoli impegnativi, dove al sistema di gioco si affiancano cura grafica e componentistica di altissimo livello, per un posizionamento di prezzo superiore rispetto alla media.
Insomma, il gioco alla francese è più vivo e vivace che mai. “Per differenziarsi in un mercato così ricettivo e complesso”, ha chiosato Bauza, “lo sforzo dei designer si deve orientare sull’offrire ai giocatori dei twist e dei tratti particolari in ogni nuovo titolo: dalla plancia tridimensionale a nuove meccaniche innovative”.

In chiusura del Gioconomicon Talks non poteva mancare la classica domanda dal pubblico che ha chiesto ad Antoine Bauza quali fossero i suoi giochi preferiti, a firma suoi o di altri autori; il designer ha immediatamente condiviso la sua attuale Top Three che vede al primo posto Cockroach Poker (il tedesco Kakkerlakkenpoker), seguito dall’immarcescibile Puerto Rico e da Galaxy Trucker. Tra i suoi “figli”, Bauza ha invece dichiarato una predilezione per Hanabi, Spiel des Jahres nel 2013 e Tokaido, a dimostrazione (se ce ne sia ancora bisogno) di quanto forte sia il fascino esercitato dall’Oriente e del Giappone nel cuore del grande game designer francese.

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