Giochi, giochi, giochi ovunque. Lo Spiel di quest’anno trabocca di novità e, nonostante l’incremento dell’area espositiva, provarli è diventato parecchio più impegnativo degli anni passati. Le file ai tavoli demo sono più lunghe del solito, possiamo già presagire un nuovo record di visitatori, ma questo bell’afflusso di giocatori rende i nostri test ai tavoli non sempre piacevoli, specialmente se ci capita un dimostratore svogliato…
Nonostante queste difficoltà, oggi vi parliamo delle nostre Impressioni di Gioco di:
– Dungeonology
– Dystopian Wars
– Gravity Superstar
– Trool Park
– Vault of Dragoon
Dungeonology (editore: Ludus Magnus)
Impressioni di gioco di: Marco Signore
Aspettative iniziali: 4 di 5 (dungeon! Ci sono dungeon!)
Magnetismo del tavolo: 4 di 5 (mappe colorate e miniature davvero belle)
Rapidità di comprensione: 4 di 5 (facile e ben spiegato dagli autori)
All'atto pratico: 4 di 5 (un Dungeon crawler in cui invece dei mostri infastidisci i “compagni”)
Retrogusto: 4 di 5 (… ma andrà su Kickstarter)
La nostrana Ludus Magnus si è già fatta un nome pur esistendo da pochissimi anni, sia per la validità dei regolamenti che per la bellezza delle miniature, e così mi è stato veramente facile accettare l’invito per provare il loro prossimo gioco, Dungeonology. A dire la verità pensavo di trovarmi davanti a un Dungeon Crawler e, in un certo senso, è stato così; ma sin dal primo approccio mi sono reso conto che le cose non erano così semplici. In breve, nel Rinascimento italiano, una prestigiosa università decide di bandire un concorso per la cattedra di Dungeonologia, ad alta mortalità e quindi priva di docenti; molti avventurieri rispondono alla chiamata, portandosi appresso dottorandi e borsisti come “pedine sacrificabili”. Abbiamo quindi scelto un personaggio, l’alter ego giovane di uno degli eroi di Nova Aetas, per la cronaca, e ciascuno di noi si è preparato al viaggio; la missione consisteva nello studiare i comportamenti e le tradizioni di un clan di satiri, perché il gioco è proprio questo: si parte all’esplorazione del sotterraneo di turno per studiare e imparare, non per uccidere e depredare, cercando nel contempo di annullare la concorrenza di altri “studiosi” ricorrendo a vili trucchi o elaborate strategie d’inganno… e furto di dati. Abbiamo giocato una partita breve, laddove il gioco completo dovrebbe durare un’ora e mezza circa, ma non è passato un turno in cui non siamo riusciti a giocarci a vicenda pessimi tiri e antipatici dispetti; tuttavia il gioco può sembrare leggero ma nasconde una notevole profondità tattica che inizia con l’importanza di studiare le caratteristiche del proprio personaggio e va avanti in ogni spostamento e azione nel sotterraneo. I materiali non erano quelli definitivi, ma gli sculpt delle miniature sono eccezionali, e c’è tutta una serie di sorprese pronte per chi seguirà la campagna su Kickstarter di prossimo inizio; insomma, la Ludus Magnus sembra proprio voler scrivere il suo nome a caratteri di puro metallo nelle pietre dei dungeon, e questo gioco lo dimostra davvero alla grande.
Dystopian Wars(editore: Warcradle Studios)
Impressioni di gioco di: Marco Signore
Aspettative iniziali: 4 di 5 (scontri navali steampunk: fantastico!)
Magnetismo del tavolo: 5 di 5 (miniature bellissime su un tavolo che simula mare con isole)
Rapidità di comprensione: 4 di 5 (ottimamente spiegato, regole non troppo difficili)
All'atto pratico: 4 di 5 (alta giocabilità e molta tattica con tanti dadi)
Retrogusto: 4 di 5 (attendo solo l’uscita dello starter set per acquistarlo)
La storia di Dystopian Wars è breve ma intensa, sin dagli albori (2011) con la Spartan Games; per l’occasione di Essen 2018 la Warcradle ha rimesso a nuovo le flotte e le regole, presentato nuovi sculpt per gli eccezionali modelli, e preparato un tavolo davvero attraente per presentare il gioco e l’imminente uscita del nuovo starter set per due giocatori. Inutile dire che la mia capacità di resistenza a giochi di miniature navali (di ogni tipo) è praticamente nulla, e quindi mi sono avvicinato al tavolo dicendomi che avrei solo fotografato i modelli; un attimo dopo mi sono trovato invischiato in uno scontro navale tra la flotta britannica e quella americana. Il dimostratore mi ha spiegato le regole in maniera chiara e semplice, e in un paio di minuti ero già al comando della mia flotta, commettendo l’errore di lasciare l’iniziativa a lui e subendo subito i primi colpi sui miei incrociatori pesanti, ma la vendetta è arrivata presto, ed ho avuto tra le altre cose la soddisfazione di vedere uno dei suoi incrociatori schiantarsi contro una scogliera e affondare dopo essere stato ridotto malissimo dalle mie fregate prima e dalla mia corazzata poi. Il regolamento snello ma efficace, unito alla bellezza dei modelli e alla giocabilità del titolo ha fatto il resto, e così mi sono dovuto allontanare a forza dal tavolo pensando ancora a quale manovra avrei dovuto compiere per salvare il mio incrociatore danneggiato. Nonostante le flotte principali siano già in vendita, c’è un restyling di tutte le navi in corso, come dimostrato dalle due flotte viste oggi, e presto dovrebbe uscire lo starter set per due giocatori, che includerà due flotte complete di sette navi ciascuna. L’unica ragione per la quale non ho acquistato subito il gioco è proprio perché lo starter set non è ancora disponibile, altrimenti Dystopian War sarebbe finito subito nella mia valigia tedesca.
Gravity Superstar (editore: Sit Down!)
Impressioni di gioco di: Francesco "Il Folletto" Biglia
Aspettative iniziali: 3 di 5 (Me lo hanno presentato come uno dei tanti giochi "carini" di questa fiera, da provare fra un gioco serio e l'altro)
Magnetismo del tavolo: 3 di 5 (Se non fosse per l'aspetto gommoso degli omini e delle stelle, sarebbe sembrato piatto e banale)
Rapidità di comprensione: 5 di 5 (Imparato in meno di un minuto, é proprio un gioco semplice da spiegare anche ai novizi)
All’atto pratico: 4 di 5 (La partita è stata davvero divertente, nulla di totalmente innovativo ma davvero piacevole)
Retrogusto: 5 di 5 (Dopo averlo giocato ho voluto subito riprovarlo la sera con più giocatori, e mi é piaciuto ancora di più)
La stessa Sit Down! che l’anno scorso ci aveva stupito con un innovativo Magic Maze, quest'anno ha provato a sorprenderci con un gioco forse meno geniale ma di sicuro più semplice ed immediato. Questa volta indossiamo i panni di astronauti color pastello che devono muoversi seguendo le strane leggi di gravità che dominano la plancia nel tentativo di raccogliere più stelle possibili. Che detto così può suonare complicato ma che da spiegare poi diventa davvero semplice: ogni astronauta che non poggia sul terreno scivolerà lungo la mappa nella direzione indicata dai suoi piedi, e per controllare il proprio movimento dovrà saltare, ruotare su sè stesso o calarsi dagli appoggi, in maniera da poter passare su più stelle possibili, o, ancora meglio, da colpire i propri avversari per metterli temporaneamente fuori gioco.
Il gioco scorre veloce e se durante la prima partita in tre giocatori abbiamo cercato subito di ottimizzare i nostri spostamenti, nella seconda, giocata in cinque, abbiamo passato il nostro tempo nel cercare di darci l'un l'altro calci spaziali per buttarci fuori mappa a vicenda, manco fosse una royal rumble di wrestling.
Spassoso, caciarone al punto giusto, carino a vedersi ed immediato così tanto da essere perfetto anche per chi non ha mai giocato a nulla, resta un riempitivo perfetto anche per chi di giochi ne ha visti di tutti i tipi e gusti. Non é di certo il gioco più bello a vedersi, il più innovativo o il più strategico, ma di certo è quello che mi ha lasciato la migliore impressione in questi due giorni di fiera.
Trool Park(editore: Ankama)
Impressioni di gioco di: Marco Signore
Aspettative iniziali: 3 di 5 (un Euro game pieno di segnapunti e pedine…)
Magnetismo del tavolo: 3 di 5 (appariscente, ma un po’ caotico)
Rapidità di comprensione: 3 di 5 (qualche barriera linguistica ha reso un po’ ostico l’inizio)
All'atto pratico: 3 di 5 (mah… troppo privo di ambientazione per i miei gusti)
Retrogusto: 3 di 5 (se proprio dovessi lo rigiocherei, perché almeno dura poco)
Non mi è stato semplice seguire le prime spiegazioni di Trool park, gioco in cui in teoria si compete per creare un parco dei divertimenti per tutte le stagioni; ho capito il gioco solo al terzo turno (su 8 di durata), e nonostante questo sono arrivato secondo per due punti, anche se non sono affatto rimasto impressionato. Le regole sono semplici, una volta capite: in ogni turno si sceglie una pedina che dà bonus e si cerca di ottenere altri bonus seguendo le istruzioni delle carte; in termini di “ambientazione” (che non si sente proprio), scegliamo un’attrazione tra cibarie, giostre horror e souvenir, e la posizioniamo cercando poi di soddisfare gli ispettori che vengono a controllare il nostro parco. Così suona meglio, vero? Bene, naturalmente però ci saranno gli altri giocatori a cercare di soffiarci le attrazioni preferite, il tutto puntando in segreto sulla lettera dell’attrazione che desideriamo; una volta risolta l’asta, dovremo piazzare l’attrazione, raccoglierne gli eventuali bonus, e poi vedere che clima avremo per questo turno (sole, pioggia o neve), perché in base al clima le attrazioni possono fornire ulteriori punti. Da lì in poi ogni turno è stato un susseguirsi di piazzamenti tessere per accaparrarsi i bonus migliori e fare più punti. In nessun momento ci siamo sentiti alla direzione di un parco dei divertimenti, anche se ammetto – da non amante di questo tipo di giochi – che giocarlo fino alla fine non mi è dispiaciuto, anche perché gli otto turni passano in mezz’ora circa. Me la sento di consigliarlo se si cerca un eurogame rapido ma intrigante, ma personalmente non ho lasciato il cuore al tavolo, e non credo che Trool Park entrerà nella mia wishlist di Essen (o future).
Vault of Dragons (editore: Gale Force 9)
Impressioni di gioco di: Marco Signore
Aspettative iniziali: 4 di 5 (ho apprezzato l’avventura di D&D da cui è tratto il gioco)
Magnetismo del tavolo: 4 di 5 (tasselli colorati, miniature in piccola scala, carte e dadi)
Rapidità di comprensione: 1 di 5 (il dimostratore era annoiato e assonnato, tendente all’incompetente)
All'atto pratico: 2 di 5 (le regole inventate dal dimostratore hanno rovinato l’apprezzamento della partita)
Retrogusto: 4 di 5 (…ma una volta fattocelo rispiegare da persone competenti risulta essere un bel gioco)
Mi sono seduto al tavolo di Vault of Dragon pieno di aspettativa, pur sapendo che si trattava di un gioco almeno parzialmente di controllo aree: il mix di stile “Euro” e “American”, già altre volte sfoggiato dalla Gale Force 9 coi giochi ambientati nel mondo di Dungeons & Dragons mi ha sempre colpito favorevolmente; purtroppo abbiamo avuto la sfortuna di avere un dimostratore stanco, distratto e poco competente, che ha inventato le regole di volta in volta, facendoci giocare un titolo che, così come presentato, era davvero orribile; tuttavia abbiamo compreso immediatamente che qualcosa non andava, e abbiamo resistito fino alla fine del primo round, cercando di ricostruire da soli le regole. L’esperienza, insomma, è stata decisamente negativa, ma rendendoci conto che un gioco così “broken” non poteva essere uscito dalla Gale Force 9, abbiamo preso il regolamento e l’abbiamo letto da soli, scoprendo poi, con l’aiuto di altri dimostratori più preparati e meno annoiati, che Vault of Dragon è un gioco completamente diverso da quello presentatoci. In pratica si tratta di cercare di controllare le aree di Waterdeep, in modo da potenziare la propria banda di malfattori, e inviare i nostri seguaci in vari dungeon per trovare i segreti dell’accesso al misterioso Vault of Dragons. Un misto, come dicevo, di controllo aree e di tiri di dadi che rende il gioco abbastanza interessante; purtroppo senza una partita seria non posso che avere un’idea delle potenzialità di questo titolo, che avrei comunque acquistato se fosse stato già disponibile. Magari avrò un’altra occasione per provarlo prima della fine della fiera…