martedì 24 Dicembre 2024

Essen Spiel 2018 – Impressioni di gioco – Parte 4

Lo Spiel 2018 sta giungendo al termine, prima di ripartire facciamo in tempo a raccontarvi un altro po’ di Impressioni di gioco da questa affollatissima Essen. E ce ne sono ancora altre in serbo per voi, che vi condivideremo durante il lungo viaggio di ritorno nelle terre italiche. Ecco a voi il resoconto del nostro primo incontro con…
 

– A Thief’s Fortune
– Battlestar Galactica: Starship Battles
– Keyforge
– Kraken Attack!
– Tokyo Highway

A Thief’s Fortune(editore: Artipia Games)
Impressioni di gioco di: Marco Signore
 
Aspettative iniziali: 3 di 5 (era nella lista da provare, ma mi preoccupava la mancanza di dadi)
Magnetismo del tavolo: 4 di 5 (la fanciulla vestita da assassina allo stand ha aiutato molto)
Rapidità di comprensione: 4 di 5 (sebbene un po’ complesso, ci è stato spiegato benissimo)
All'atto pratico: 4 di 5 (forse il gioco più originale che abbia visto a Essen 2018)
Retrogusto: 5 di 5 (instant buy)
 
Baghdad, la città delle mille e una notte e anche dei ladri famosi: ecco dove tutto ha inizio. Siamo riusciti a penetrare nella cripta del sovrano, e mentre adocchiamo mille tesori, diecimila gemme luccicanti, l’occhio ci cade su una clessidra. La tocchiamo… e per magia iniziamo a vedere il nostro futuro: qual colpo di fortuna per un ladro! Ecco la premessa di A Thief’s Fortune, un gioco assai originale dal punto di vista del concept. Di base, si tratta di un gioco di carte con un sistema iniziale di draft, e una serie di attivazione delle carte giocate; ma la cosa bella è che noi giocheremo le carte nel nostro futuro, le attiveremo nel nostro presente, e ne ricaveremo punti nel nostro passato. Sembra difficile? Non lo è, come regole, ma il gioco è veramente molto interessante, pieno di diverse strategie (ed ha anche una meccanica specifica per il solitario, pur essendo un competitivo puro). Ci sono tanti modi per fare punti, tanti personaggi da incontrare, luoghi da visitare, e guardie da evitare… tutto fa la fortuna di un ladro. Abbiamo giocato solo pochi turni di questo titolo, ma come una malia di una maga orientale il fascino dell’ambientazione e la solidità delle meccaniche ci hanno incantati, mentre cercavamo di capire quale personaggio sarebbe stato meglio nel nostro presente, in quale luogo aggirarsi, e come evitare le complicazioni dei guardiani della città. Le illustrazioni aiutano tantissimo nell’immergersi nella storia, e anche se l’interazione tra i giocatori è “limitata” al draft, la lotta per diventare il ladro più famigerato di Baghdad è serrata, e le conoscenze giuste nei posti giusti ci permetteranno di arricchirci e controllare le strade della città incantata. Tutto questo è A Thief’s Fortune, come ho già scritto sicuramente il gioco più originale di quelli da me visti a Essen. E naturalmente, è stato un acquisto istantaneo. La graziosa ladra biancovestita che mi ha puntato una daga al collo non c’entra assolutamente niente, credetemi.

Battlestar Galactica: Starship Battles (editore: Ares Games)
Impressioni di gioco di: Marco Signore
 
Aspettative iniziali: 4 di 5 (duelli tra caccia stellari? Non fa niente che è la nuova serie di Galactica, ci sto!)
Magnetismo del tavolo: 5 di 5 (bellissime miniature, e plance di gioco ben realizzate)
Rapidità di comprensione: 4 di 5 (regole base semplicissime. Quelle avanzate… ehm…)
All'atto pratico: 4 di 5 (aspetto i caccia della serie originale, ma nel frattempo vanno bene pure questi)
Retrogusto: 5 di 5 (è rimasto in wishlist solo per mancanza di spazio nella valigia)
 
Come molti sanno, non amo il remake di Battlestar Galactica, mentre quando ero giovane seguivo assiduamente le puntate della serie originale; però i caccia stellari non mollano la presa su di me, e quando vedo un gioco di dogfighting, soprattutto ambientato nello spazio, mi risulta difficilissimo dire di no. Almeno sediamoci e proviamolo, dai! E così sono finalmente riuscito a provare Battlestar Galactica, un gioco tutto italiano che sta facendo parlare moltissimo di sé, e la bellezza delle miniature è soltanto l’ultima delle ragioni di tanto interesse. Il gioco funziona, nelle regole base, un po’ come un Wings of Glory con la scelta della rotta in stile Sails of Glory (tre diverse direzioni in base alla nostra distanza), mentre per sparare si usano i dadi, e i danni vengono inflitti tramite la pesca di segnalini. Fin qui, poche novità, direte voi: ma le regole avanzate tengono da conto l’accelerazione, l’inerzia, la posizione nello spazio tridimensionale, e naturalmente tutta una serie di caratteristiche tratte direttamente dalla serie televisiva (per esempio, i Raider cyloni mi sono sembrati meno abili nelle virate strette rispetto ai Viper coloniali), alle quali è possibile aggiungere ulteriore “realismo” usando i piloti dello show, ciascuno provvisto delle sue abilità speciali ma anche di un difetto, che entra in gioco nei momenti critici. Pur avendo giocato solo pochi turni, Battlestar Galactica: Starship Battles mi è piaciuto tanto, e i modellini delle navi della vecchia serie, disponibili all’inizio del prossimo anno ma già visibili qui a Essen, hanno fatto il resto: l’unica cosa che mi ha frenato dall’acquisto compulsivo è stata l’assoluta mancanza di spazio in valigia, ma ben presto questo gioco farà bella mostra di sé sui miei scaffali!

Keyforge (editore: Fantasy Flight)
Impressioni di gioco di: Marco Signore
 
Aspettative iniziali: 5 di 5 (credo sia uno dei giochi più attesi dell’anno)
Magnetismo del tavolo: 3 di 5 (carte e… carte)
Rapidità di comprensione: 4 di 5 (estremamente facile)
All'atto pratico: 4 di 5 (la durata notevole è un handicap)
Retrogusto: 4 di 5 (non l’ho comprato solo perché non era in vendita)
 
Keyforge! È dalla scorsa GenCon che se ne parla, e non ho difficoltà ad ammettere che attendevo il momento di provarlo; pertanto mi sono letteralmente precipitato al tavolo dimostrativo appena ho trovato un varco nella massiccia folla ludica del padiglione 1 qui a Essen. Le spiegazioni, a onor del vero, non hanno richiesto molto tempo perché le regole si sono dimostrate semplici, ma il dimostratore ci ha tenuto sin da subito a sottolineare l’unicità del sistema collezionabile del gioco: niente più carte rare, ma ogni mazzo è unico nella sua interezza, e non può essere personalizzato dal giocatore. Nel dettaglio, ogni mazzo include tre case, tre dinastie che si contendono le Chiavi, da cui il gioco prende il nome; e in effetti, lo scopo di una partita è riuscire a costruire tre chiavi usando l’Ambra. Per farlo, dovremo usare artefatti e creature, ma non potremo attaccare direttamente il nostro avversario. Nel mio turno posso giocare quante carte voglio dalla mia mano, ma solo dopo aver specificato quale casata scelgo di attivare: le altre restano inerti anche se le loro carte sono già sul tavolo. Posso anche costruire una chiave, se ho la quantità sufficiente di Ambra, ma solo appena il mio turno ha inizio (ci sono eccezioni dovute a carte speciali). Le creature che ho in gioco possono essere usate per attaccare, usare poteri speciali, o raccogliere Ambra, e ci si alterna di turno in turno cercando di impedire all’avversario di costruire le chiavi e contemporaneamente tentando di farlo noi. Appena viene costruita la terza chiave, la partita finisce con la vittoria del costruttore, ma Keyforge non è affatto un gioco breve. Con una sola partita è impossibile comprendere a pieno le potenzialità del mazzo; inoltre, siccome ogni mazzo sarà unico, non mi sarà più possibile giocare con le stesse carte che ho usato nella demo, perché non avrò mai più quel mazzo a disposizione, ma dovrò imparare a usare quello che troverò nella scatola acquistata. Un sistema ingegnoso? Forse. Dopo questa prima partita direi che il gioco non è certamente esente da difetti (il più ovvio è che i segnalini ambra sono unici per entrambi i giocatori, ma in molte circostanze dovrebbero essere distinti), ma sembra divertente, e ammetto che l’unica ragione per cui non l’ho acquistato subito è che andrà in vendita solo il 15 novembre. Peccato!

Kraken Attack!(editore: Titan Forge)
Impressioni di gioco di: Marco Signore
 
Aspettative iniziali: 1 di 5 (l’ho scoperto su segnalazione di un amico)
Magnetismo del tavolo: 4 di 5 (navi di grandi dimensioni e un re dei kraken spettacolare)
Rapidità di comprensione: 2 di 5 (abbiamo dovuto leggerci le regole tra l’indifferenza generale)
All'atto pratico: 3 di 5 (giochino simpatico un po’ rovinato dal “kingmaking”)
Retrogusto: 3 di 5 (va su Kickstarter… e non so se sia il caso di seguirlo)
 
Essen è sempre pieno di sorprese, e i titoli si moltiplicano comparendo come funghi dopo la pioggia. Infatti rispetto agli oltre 1200 titoli segnalati su BoardGame Geek, camminando per gli stracolmi padiglioni si fanno sempre incontri inattesi, mentre avvistare un tavolo libero è un po’ una specie di Graal. Pertanto, quando ho intravisto la possibilità di provare un gioco nuovo, non ho esitato, soprattutto dato che sul tavolo c’erano 5 grandi caravelle in plastica sorvegliate da un grande Kraken incoronato di colore porpora. Leggendo il titolo del gioco scopro che si chiama Kraken Attack (in realtà Kraken Attacken!, in tedesco), e che – indovinate un po’ – uscirà presto sulla piattaforma Kickstarter. Ma non mi faccio scoraggiare e mi siedo con gli amici al tavolo, aspettando un dimostratore… attesa che ben presto si mostrerà vana, per cui raccogliamo un foglio con le regole in inglese lasciato presso le simpatiche carte del gioco, e iniziamo a leggere. Scopriamo così quali sono le regole per noi Kraken per affondare le navi dei pirati e sottrarne il tesoro: si tratta in pratica di piazzare i nostri Kraken (uno o due) presso una nave, potenziarli con alcune carte, e battersi coi pirati o con gli altri Kraken che mirassero allo stesso tesoro; alla fine della partita, cioè quando resta in gioco una nave o nessuna, si contano i punti. Il gioco è carino e rapido, e anche divertente, ma purtroppo soffre di un piccolo problema di “kingmaking”, dato che il giocatore di turno dirime i pareggi, ma soprattutto decide chi vince la partita a parità di punti… e così è accaduto a noi: ho vinto solo perché sono stato eletto vincitore, essendo a pari punti con il secondo arrivato. Sottolineo la bellezza dei componenti: sculture molto belle e carte ben illustrate, che fanno da contraltare a un regolamento che forse necessiterebbe di qualche altro playtest; mi lascia perplesso però il tipo di gioco, perché non mi sembra certo un titolo che necessita di una raccolta fondi per essere pubblicato (peraltro sul bancone della Titan Forge facevano già bella mostra di sé gli altri Kraken colorati in maniera differente). Insomma… il gioco mi è piaciuto, ma sarebbe molto meglio se venisse limato un altro po’, e magari non passasse per il crowdfunding.

 
Tokyo Highway(editore: Itten/Asmodée)
Impressioni di gioco di: Francesco "Il Folletto" Biglia

Aspettative iniziali: 5 di 5 (È da Essen dell'anno scorso che siamo tutti impazziti per quello che sembrava un gioco introvabile)
Magnetismo del tavolo: 5 di 5 (Un gioiello di design minimale uscito da una galleria di arte moderna)
Rapidità di comprensione: 3 di 5 (Nonostante le regole si spieghino in pochi minuti, non è semplice capire come si sviluppa una partita)
All’atto pratico: 4 di 5 (Bellissimo da vedere, ma complesso da giocare. Bisogna sentirsi veramente Zen per goderne la genialità)
Retrogusto: 5 di 5 (Come tutti gli oggetti di design: una volta visto non potrete farne a meno)

Fra tutti i giochi usciti in fiera l'anno scorso, uno dei più chiacchierati è stato un titolo prodotto in pochissime copie da Itten: un editore indipendente giapponese totalmente sconosciuto. Ovviamente è andato esaurito in un battibaleno, ed è diventato l'oggetto del desiderio di chi non è riuscito a metterci le mani sopra nel primo giorno di Spiel 2017.
Vederlo pubblicizzato sulle borse dello shop di Asmodée e poterlo provare nella sua versione gigante mi ha riempito il cuore di gioia. Questa é la dimostrazione che anche un editore sconosciuto può conquistare il mondo con un'idea geniale e che c'é ancora spazio per creare qualcosa di nuovo.
Ma di cosa stiamo parlando? I giocatori a turno devono costruire un'intricatissima rete di autostrade cercando di incastrare le proprie strade con quelle degli avversari e piazzando una macchina per ogni loro tratta incrociata. Ovviamente è necessaria una mano fermissima e le pinzette fornite nel gioco potrebbero rivelarsi un utile ausilio in tal senso.
Negli ultimi anni Essen é stata invasa da numerosissimi editori asiatici: giapponesi, coreani e cinesi, occupano stand di dimensioni notevoli e proponendo centinaia di giochi di ogni tipo e genere, sempre con un fortissimo riguardo per la parte grafica, spesso peccano sul lato di game design. Sono ben pochi i giochi che sopravvivono all'attenzione da un anno all'altro. Il vedere un titolo veramente "indie" preso in considerazione dal più grande editore del settore e proposto al mainstream, rappresenta un vero cambio di tendenza. Quello che ci chiediamo é quanti cloni di Tokyo Highway appariranno sugli stand l'anno prossimo?
Nel frattempo io mi arraffo questo prima che sparisca.

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