Lo Spiel di Essen 2019 è terminato! La fiera urla già una serie di numeri da record (è stata finalmente superata la barriera dei 200.000 visitatori) e anche noi dobbiamo riscontrare una partecipazione senza precedenti che, a dir la verità, ha creato anche non poche problematiche per l’accesso ai tavoli demo.
Salutiamo questo entusiasmante appuntamento con la nostra ultima raccolta di impressioni di gioco, ma non crediate che le novità da Essen siano esaurite qui: molti “gioconi” erano praticamente impossibili da provare in fiera, per quelli aspettatevi ben più sostanziose recensioni. E ora occhi puntati su Lucca Comics & Games.
Evvo le impressioni di gioco di:
– Agatha Christie: Death on the cards
– Fire!
– Lord of the chords
– On Mars
– Pictures
AGATHA CHRISTIE: DEATH ON THE CARDS (editore: Modiphius Entertainment)
Impressioni di gioco di: Daniele Silvi
Aspettative iniziali: 5 di 5 (Adoro gli investigativi e sono un appassionato lettore di Agatha Christie) Magnetismo del tavolo: 4 di 5 (le carte sono semplici ma vedere rappresentati tutti i personaggi della Christie non ha prezzo)
Rapidità di comprensione: 4 di 5 (Il gioco è semplice ma la lettura del regolamento lascia qualche dubbio)
All’atto pratico: 3 di 5 (va giocato almeno in quattro. Tolta l’ambientazione c’è più di una meccanica già vista)
Retrogusto: 5 di 5 (Gioco veloce e ben ambientato. Ideale per 5 o 6 giocatori. Preso)
In questo caso devo confessare di essere un pochino di parte. Non nei confronti dell’editore (che non conoscevo) ma proprio per il tema: Agatha Christie è la mia passione sin da quando ero alla scuola media. Il gioco, esclusivamente di carte, è un cooperativo con il traditore (l’assassino) che deve confondere le acque e non farsi smascherare. Si tratta di giocare carte o costringere a giocare carte in modo tale da far si che alla fine il colpevole sia costretto a rivelare la sua identità segreta. Il meccanismo è semplice ma il fatto che ci sia praticamente un effetto speciale su ciascuna carta lo rende, a mio parere, vario e rigiocabile. Non è nulla di particolarmente originale, sia chiaro, però sfrutta bene l’ambientazione e si lascia giocare con interesse. L’unica vera pecca è che in meno di quattro giocatori potrebbe scricchiolare. La variante per due invece non mi è piaciuta per niente (a mio parere ingiocabile). Un altro aspetto a mio parere negativo è che, tra le altre azioni, è previsto che vengano calati dei set di carte investigatore (diciamo dei tris a mo’ di Scala40) che non hanno nessun collegamento con il concetto di indagine. Insomma, pura meccanica. Molto elegante la confezione.
FIRE! (editore: 2F-Spiele, Stronghold Games)
Impressioni di gioco di: Daniele Silvi
Aspettative iniziali: 5 di 5 (Adoro Friese)
Magnetismo del tavolo: 4 di 5 (Sono solo carte, ma con la grafica a 8 bit… intramontabile)
Rapidità di comprensione: 4 di 5 (Il gioco è semplice ma la lettura del regolamento lascia qualche dubbio)
All’atto pratico: 3 di 5 (divertente ed evocativo, ma niente di più)
Retrogusto: 3 di 5 (deve essere valutato per quello che è: un omaggio ad un certo orizzonte ludico senza troppe pretese)
Questo gioco riprende la meccanica già vista in “Frutta Fatata”, quindi una sorta di Legacy resettabile, come lo aveva definito lo stesso autore. Si. Tratta di, giocando comparativamente, sparare alle navicelle aliene con le proprie armi, attraverso un sistema di pesca e di scarto. In buona sostanza un omaggio a titoli come “Space Invaders” o “Asteroids”. Lo stesso libretto delle regole è diviso in livelli (9) che vanno affrontati progressivamente, ciascuno con il proprio setup (con delle suggestive barre di caricamento sul dorso). Devo dire che il gioco non è certo un “titolone”, anche perchè il “team mode” è sostanzialmente a 2 giocatori. C’è poi la possibilità di giocare in “solo”. Tuttavia alcune precisazioni vanno fatte: forse questo è l’unico caso in cui mi sentirei di chiudere un occhio di fronte alla modalità “solo”, che normalmente detesto. Il motivo è che qui si intende ricreare un arcade game, pertanto un gioco che in origine si giocava appunto da soli contro gli alieni gestiti dalla consolle. Da questo punto di vista è una scelta coerente e condivisibile. Il prezzo basso, le piccole dimensioni e la grafica particolare lo rendono, per me, un gioco che si può comprare senza pentimenti.
LORD OF THE CHORDS (editore: Lord of the Chords LLP)
Impressioni di gioco di: Daniele Silvi
Aspettative iniziali: 3 di 5 (Discreto successo in KS e interesse personale derivato dall’essere io stesso un musicista)
Magnetismo del tavolo: 4 di 5 (per un musicista è il top, sembra di essere in uno studio di registrazione)
Rapidità di comprensione: 4 di 5 (abbastanza immediato. Poche e semplici le azioni)
All’atto pratico: 4 di 5 (mi sono totalmente immedesimato nella composizione)
Retrogusto: 5 di 5 (Educativo e originale. Preso)
Questo gioco proviene da un fortunato Kickstarter terminato nel Febbraio 2019, con 3.880 backers per una cifra finale di circa 313.000 dollari. Si tratta sostanzialmente di completare obiettivi tramite la creazione di accordi, attraverso pesca di carte e posizionamento tessere. Completano il quadro una serie di carte personaggio (con abilità speciali) rappresentanti i maggiori compositori classici (anche qui l’immedesimazione è forte). Una scatolina a forma di tastiera può contenere tutti i materiali di gioco e diversi stretch goal e mini espansioni. Il gioco è veloce e scorre bene anche in due giocatori, creando spesso interazioni dirette (gli accordi possono essere “rubati” vicendevolmente) che costringono a pensare bene prima di calare delle carte. Il tempo di gioco in tre si attesta intorno ai 60 minuti. L’ho trovato sicuramente affascinante per il fatto che io stesso suono diversi strumenti musicali ma anche perchè è molto educativo: infatti nel regolamento sono presenti tutti i principi dell’armonia e le regole di base per la formazione (e trasposizione) degli accordi. Meccaniche è ambientazione sono integrati perfettamente. Altamente consigliato. (P.S.: che il nome voglia echeggiare Lord of the rings?)
ON MARS (editore: Geek Attitude Games)
Impressioni di gioco di: Daniele Silvi
Aspettative iniziali: 3 di 5 (Pochi giochi “marziani” mi hanno convinto finora. Però i materiali sapevo essere superlativi)
Magnetismo del tavolo: 5 di 5 (Sembra davvero di stare su Marte. Forse fin troppa roba)
Rapidità di comprensione: 2 di 5 (meno peggio di quel che pensassi ma comunque complesso da spiegare e da imparare)
All’atto pratico: N.C. (non ci ho giocato)
Retrogusto: N.C. (Sicuramente lo comprerò. Ha diversi elementi che me lo fanno preferire ad altri)
Questo gioco è il frutto di un Kickstarter (in Italia gestito da Giochistarter) che è in consegna proprio in questi giorni. Ho incontrato l’autore (Vitalk Lacerda) che me ne ha parlato personalmente nel dettaglio. Vi riporto quindi le mie impressioni. Il tutto si potrebbe sintetizzare in: questo gioco piacerà a chi non è piaciuto Terraforming Mars (sono le parole testuali dello stesso autore). Quindi io sono proprio il target perfetto. E’ il 2037 e i giocatori sono i primi coloni di Marte e trovano ad attenderli dei robot che hanno costruito le prime strutture, per permettere la vista sul pianeta. Da adesso in poi i giocatori dovranno darsi da fare per sviluppare una colonia autosufficiente. Infatti, nei primi turni di gioco si dovrà fare spesso avanti e indietro con la Terra, in seguito si costruiranno generatori di corrente, miniere, ecc per rendere il tutto autonomo. Le risorse in gioco sono acqua, aria, energia elettrica e cibo e i giocatori dovranno anche completare diverse missioni per guadagnare Punti Opportunità (OP). Dopo che tre missioni sono state completate, la partita termina e il giocatore con più OP è il vincitore. Il gioco è un piazzamento tessere e Pick-up and Delivery in sostanza. L’autore mi ha sconsigliato di giocarlo in fiera poiché “dura molte ore”, quindi ci troviamo sicuramente di fronte al classico cinghiale alla “Lacerda”. I materiali sono fantastici. Cartoni robusti, elementi in legno colorati e di buone dimensioni, scatola progettata bene e molto solida. La stessa identica qualità e lo stesso formato di Escape Plan. Per me da avere assolutamente (del resto non mi piace Terraforming Mars…).
PICTURES (editore: PD-Verlag)
Impressioni di gioco di: Daniele Silvi
Aspettative iniziali: 4 di 5 (Sempre a caccia di party game di disegno o di mimo, ma sempre con la riserva di trovare qualcosa di già visto)
Magnetismo del tavolo: 5 di 5 (materiali sono davvero originali)
Rapidità di comprensione: 5 di 5 (a parte qualche dettaglio, la meccanica si spiega dando un’occhiata al tavolo)
All’atto pratico: 5 di 5 (divertente e stimolante. Non ci si annoia mai durante la partita)
Retrogusto: 5 di 5 (Preso senza pensarci. Viene voglia di giocarci in continuazione)
Pictures è un gioco in cui ciascuno tenta di riprodurre una figura (rappresentata da una carta) utilizzando uno dei 5 set a disposizione, che sono: blocchetti di legno di differenti forme, pietre levigate di diverso colore, lacci da scarpe, cubetti colorati in un frame quadrato, mazzo di carte con simboli e icone. Ciascun giocatore deve usare tutti i set presenti una volta, dopodiché il gioco termina. Naturalmente si possono applicare diverse varianti per regolare la durata del gioco. Il gioco è indipendente dalla lingua (a parte il regolamento). Ciascuno deve “descrivere” la propria immagine (pescando casualmente un token che la indica da un sacchetto di stoffa) e cercare di farla indovinare agli altri, per la qual cosa guadagnerà punti vittoria. Il gioco mi ha ricordato vagamente “Dreams” (del 2016), in cui si usavano le pietruzze delle costellazioni per ridisegnare la carta scelta. Gioco veloce, creativo che coinvolge e porta ad essere rigiocato più volte, per sfida, per migliorarsi, per utilizzare in maniera creativa i bei materiali messi a disposizione. Il prezzo contenuto lo rende un titolo da avere sicuramente a portata di mano.