Talvolta, la buona riuscita di una demo in fiera dipende moltissimo dall’atmosfera che si riesce a creare sul tavolo dedicato alla dimostrazione. Ci sono titoli che non vivono vita facile in questi contesti, e altri che potrebbero funzionare anche senza spiegazione grazie a la loro innata capacità attrattiva. Del resto questo emerge anche dai nostri report, pensati per raccontarvi come sono andati i nostri “primi contatti” con le novità di Play. Eccovi quindi le nostre impressioni di gioco di:
– Doodle Dungeons
– Flamecraft
– Kablab
– Masters of the Universe: Battleground
– Two Rooms
Doodle Dungeons (editore: Asmodee)
Impressioni di gioco di: Daniele Silvi
Aspettative iniziali: 3 di 5 (Sono sempre scettico sui roll&write e simili)
Magnetismo del tavolo: 3 di 5 (Belli i disegni, per il resto nulla di particolare)
Rapidità di comprensione: 3 di 5 (Ben spiegato ma un po’ contorto)
All'atto pratico: 2 di 5 (Troppo lungo, a tratti noioso)
Retrogusto: 2 di 5 (Non fa per me)
In Doodle Dungeons siamo dei dungeon lord che devono popolare le proprie segrete. Dal punto di vista delle meccaniche ci troviamo di fronte ad un draw&write, anzi ad un pesca e disegna per essere precisi, dal momento che al nostro turno dovremo scegliere una carta tra quelle a display e disegnare sul quadrettato del nostro dungeon i mostri o i tesori ivi rappresentati. Per farlo utilizzeremo un simpaticissimo stencil che ci permetterà di disegnare goblin, orchi e altro. Il blocco da disegno del dungeon rappresenta anche i singoli mostri e la loro potenza in forza e punti ferita e le carte sono meravigliosamente disegnate da John Kovalich. Insomma il prodotto è davvero bello, su questo non si discute. Per quanto concerne la mia esperienza, vi dico che al tavolo eravamo in quattro a provarlo ed abbiamo fatto una partita completa. Tutti lo hanno trovato eccessivamente lungo e un po’ noioso, soprattutto nella seconda parte, in cui bisogna far passare l’eroe attraverso il dungeon, sperando che venga ucciso dai mostri che vi abbiamo seminato. Alla fine era rimasto solo un giocatore a svolgere da solo i suoi turni mancanti perchè i nostri erano finiti da un po’. Forse la sgradevolezza della fase finale è stata dovuta alla confusione della fiera, poichè il gioco ci è stato spiegato molto bene e siamo stati seguiti ad ogni singola mossa. Merita una seconda chance.
Flamecraft (editore: Lucky Duck Games)
Impressioni di gioco di: Enrico Procacci
Aspettative iniziali: 4 di 5 (il target tra family e esperti mi interessava)
Magnetismo del tavolo: 5 di 5 (bei materiali (versione kickstarter), bella grafica, tanti giochi di parole sulle carte)
Rapidità di comprensione: 4 di 5 (imparati i draghi si procede piuttosto rapidamente)
All'atto pratico: 4 di 5 (la partita ha lasciato la voglia di provare nuove strategie)
Retrogusto: 3 di 5 (le tante possibili scelte possono rallentare il turno)
L’ambientazione è sicuramente il punto di forza di Flamecraft: è proprio divertente manovrare questi draghetti colorati che aiutano nelle varie botteghe (che sia per cucinare, caramellare, riscaldare o chissà cos’altro). Man mano che si fanno le mosse, però, le stesse iniziano a diventare più remunerative e i punti fluiscono con sempre maggior impeto. Si arriva verso la fine della partita ad avere difficoltà nel tenere d’occhio l’intero tabellone, anche se l’apparente complessità è stemperata dal fatto che esistono solo cinque tipi di carte drago con poteri ben distinti. Anche l’interazione, mai realmente cattiva, si limita a forzarci a provare a intuire quali siano gli obiettivi a cui gli altri puntano. Un punto interessante è che ho l’impressione che la nostra partita sia stata eccessivamente guidata dagli obiettivi, tralasciando altre possibili strategie derivanti dai poteri speciali dei negozi avanzati. Da tenere sott’occhio.
Kablab (editore: Hasbro)
Impressioni di gioco di: Enrico Procacci
Aspettative iniziali: 2 di 5 (ha sicuramente un sapore di già visto)
Magnetismo del tavolo: 3 di 5 (la bomba in plastica comunque attira l’occhio)
Rapidità di comprensione: 4 di 5 (classiche regole immediate ma un poco lacunose)
All'atto pratico: 4 di 5 (il gioco, indubbiamente, funziona!)
Retrogusto: 2 di 5 (Il sapore di già visto, però, torna presto alla ribalta)
Il mio amico pesca una carta e tira i dadi: dovrà quindi declamare tre personaggi famosi. L’esitazione dura solo un istante: “Totti, Del Piero, Palmiro Togliatti”. La bomba mi “esplode” in faccia mentre ancora rido, provando a capire il percorso mentale che ha portato a una simile, strampalata risposta. Kablab è tutto qui, un mazzo di temi che sembrano fatti apposta per essere vaghi e incitare alla discussione (“cose per cui chiedere scusa”, ad esempio), tre dadi con cui ottenere l’ambita possibilità di passare o nuove parole da dire, e tanto divertimento. Alla fine, però. rimane l’impressione che si sia fatto veramente il minimo necessario per il design del gioco. Se vi manca un gioco di questo tipo probabilmente dovreste rimediare, ma se consigliarvi Kablab o uno dei suoi epigoni non saprei dire, vista la loro somiglianza…
Masters of the Universe: Battleground (editore: Archon Studio)
Impressioni di gioco di: Marco Signore
Aspettative iniziali: 5 di 5 (skirmishcoi Masters: come dire di no?)
Magnetismo del tavolo: 4 di 5 (bellissime miniature e un sacco di elementi scenici 3D)
Rapidità di comprensione: 4 di 5 (semplice e ben spiegato)
All'atto pratico: 4 di 5 (missione iniziale introduttiva, ma gioco molto tattico)
Retrogusto: 5 di 5 (è tornato a casa con me)
Dico subito che ho resistito ad altri titoli ambientati ad Eternia, ma a questo no. Di fatto si tratta di un gioco di schermaglie tra miniature, e nonostante la partita dimostrativa fosse piuttosto diretta (prendi 3 obiettivi sul tavolo prima del tuo avversario), la possibilità di personalizzare scenari, personaggi e abilità non è da poco, e la presenza di ostacoli e barriere rende il gioco molto tattico. Un assalto frontale senza se e ma finisce (come in ogni gioco simile) con uno scontro di dadi, e anche se i tiri possono essere mitigati da diverse abilità e regole, se uno (come me) tira tutti 1 e 2 e l’avversario (come il mio dimostratore) tutti 6, diventa difficile reggere. Ma, come dicevo, lo scontro frontale è davvero l’ultima opzione: Battleground è infatti un gioco tattico in cui spostamenti e abilità la fanno da padrone. Le miniature sono molto belle, e in scala 28mm, anche se vanno montate e dipinte, e questo potrebbe scoraggiare chi non ha velleità modellistiche. Ma per il resto l’ho trovato immediato, semplice e tuttavia assai rigiocabile grazie alla possibilità di personalizzare praticamente tutto. Ovviamente, preso al volo, per il potere di Grayskull!
Two Rooms (editore: Fever Games)
Impressioni di gioco di: Daniele Silvi
Aspettative iniziali: 4 di 5 (Sono sempre a caccia di Mystery Game)
Magnetismo del tavolo: 3 di 5 (La semplicità mi ha incuriosito)
Rapidità di comprensione: 4 di 5 (Ci sono pochissime regole)
All'atto pratico: 3 di 5 (Bello anche se fastidioso dover chiudere gli occhi)
Retrogusto: 2 di 5 (Al momento troppa memoria e poca strategia. Da rigiocare)
Questo è stato il primo gioco che ho cercato di provare, proprio perché tutto ciò che ha a che fare con il mistero, l’investigazione e il concetto di escape mi attirano come il miele con gli orsi. Perdipiù qui ci troviamo di fronte ad un collaborativo per due giocatori: una rarità. Devo dire nel complesso che è un bel gioco. La meccanica delle carte mi convince e i materiali sono ben pensati. In sostanza ci sono due stanze, rappresentate dalle due parti della scatolina che contiene il mazzo di carte. Le carte sono numerate e i numeri rappresentano una sorta di indice di pericolo o di rischio ad essere uccisi. Nel gioco si dovrà pescare una carta a turno e metterla dentro una delle due stanze, facendo in modo che il vampiro e la vergine non si trovino mai da soli insieme, pena la perdita della partita. Il tutto come dicevo gira abbastanza bene, tranne per il fatto che mentre un giocatore è di turno, l’altro deve stare con gli occhi chiusi. Questo personalmente mi ha dato fastidio (praticamente in tutta la partita i due giocatori non si vedono mai) ma ovviamente è soggettivo. Ho qualche dubbio sulla rigiocabilità (nonostante ci siano parecchi livelli di difficoltà). Da rigiocare.